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Correlazioni in Medicina



Opdivo nel trattamento di melanoma, carcinoma polmonare non-a-piccole cellule, carcinoma a cellule renali, carcinoma squamoso del testa-collo, carcinoma uroteliale e linfoma di Hodgkin classico


Opdivo è un medicinale antitumorale usato per il trattamento delle seguenti affezioni:

 Melanoma - Opdivo è usato in monoterapia o in associazione a un altro medicinale antitumorale, Ipilimumab, per il trattamento degli adulti in cui il cancro si è diffuso ad altre parti dell’organismo o non può essere rimosso chirurgicamente. È anche utilizzato in monoterapia in pazienti sottoposti a interventi chirurgici per l’asportazione di un melanoma che si è diffuso ai linfonodi o altrove nell’organismo;

 Carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) che si è propagato localmente o ad altre parti dell’organismo - Opdivo è impiegato in monoterapia nei pazienti che sono stati trattati precedentemente con altri medicinali antitumorali ( chemioterapia );

 Carcinoma a cellule renali - Opdivo è impiegato in monoterapia in pazienti precedentemente trattati con altri medicinali antitumorali; è utilizzato in associazione a Ipilimumab in pazienti precedentemente non-trattati che sono considerati a rischio moderato o elevato di peggioramento;

 Linfoma di Hodgkin classico refrattario o recidivante dopo che i pazienti sono stati sottoposti a un trapianto autologo di cellule staminali ( una procedura in cui il midollo osseo è sostituito con le cellule staminali del paziente per formare un nuovo midollo osseo che produce cellule ematiche sane ). Opdivo è impiegato in monoterapia dopo il trattamento con Brentuximab vedotin;

 Carcinoma squamoso del testa-collo ( SCCHN ) che si è ripresentato o si è diffuso ad altre parti dell’organismo - Opdivo è impiegato in monoterapia nei pazienti in cui il cancro è in progressione malgrado la terapia con medicinali antitumorali a base di Platino;

 Carcinoma uroteliale, cancro della vescica e del tratto urinario, che si è diffuso localmente e non può essere rimosso chirurgicamente o che si è diffuso ad altre parti dell’organismo - Opdivo è impiegato in monoterapia quando il trattamento con medicinali antitumorali a base di Platino non è risultato efficace.

Opdivo viene somministrato tramite infusione in una vena. Il dosaggio e la frequenza di somministrazione dipendono dall’affezione trattata e dall’utilizzo in monoterapia o in associazione con Ipilimumab.
In caso di comparsa di taluni effetti indesiderati il medico può dover rinviare la somministrazione delle dosi o, se tali effetti sono gravi, interrompere il trattamento.

Il principio attivo di Opdivo, Nivolumab, è un anticorpo monoclonale, un tipo di proteina concepita per riconoscere un recettore, denominato PD-1, presente su alcune cellule del sistema immunitario denominate cellule T, e legarsi ad esso.
Le cellule tumorali possono produrre proteine ( PDL1 e PD-L2 ) che si legano a questo recettore e bloccano l’attività delle cellule T, impedendo loro di attaccare il cancro.
Legandosi al recettore, Nivolumab impedisce alle proteine PD-L1 e PD-L2 di bloccare le cellule T, aumentando quindi la capacità del sistema immunitario di distruggere le cellule cancerogene.

Melanoma - Opdivo impiegato in monoterapia è stato esaminato in due studi principali su adulti con melanoma avanzato che non erano stati sottoposti a intervento chirurgico.
Il primo studio, che ha interessato 418 pazienti con melanoma avanzato non-trattati in precedenza, ha evidenziato che i pazienti in terapia con Opdivo sono sopravvissuti più a lungo dei pazienti a cui è stato somministrato il medicinale antitumorale Dacarbazina: il 73% dei pazienti trattati con Opdivo era in vita dopo 12 mesi rispetto al 42% dei pazienti trattati con Dacarbazina.
Al secondo studio hanno partecipato 405 pazienti con melanoma avanzato, nei quali la malattia era peggiorata malgrado un precedente trattamento con un medicinale antitumorale. In questo studio, nel cui ambito i pazienti sono stati seguiti per almeno 6 mesi, il 32% circa ( 38 su 120 ) dei pazienti trattati con Opdivo ha risposto al trattamento, riportando una riduzione dei tumori, rispetto all’11% circa ( 5 su 47 ) dei pazienti trattati con il medicinale scelto dallo sperimentatore ( Dacarbazina o una combinazione di Carboplatino e Paclixatel ).
In un terzo studio su 906 adulti con melanoma che erano stati sottoposti a intervento chirurgico ed erano esposti a un rischio elevato di recidiva, Opdivo è stato confrontato con Ipilimumab. I pazienti trattati con Opdivo hanno vissuto in media per 31 mesi prima della recidiva del tumore, della comparsa di un nuovo melanoma o del decesso, rispetto a 24 mesi nel caso dei pazienti trattati con Ipilimumab.
Un quarto studio su 945 pazienti adulti con melanoma avanzato non-trattati in precedenza ha esaminato Opdivo in associazione a Ipilimumab, Opdivo usato in monoterapia o ipilimumab usato in monoterapia. I pazienti a cui è stato somministrato Opdivo in associazione a Ipilimumab hanno vissuto per ulteriori 11.5 mesi senza che la malattia peggiorasse e i pazienti a cui è stato somministrato solo Opdivo hanno vissuto per ulteriori 6.9 mesi senza progressione della malattia. I pazienti trattati solo con unicamente Ipilimumab hanno vissuto per 2.9 mesi senza che la malattia peggiorasse. Dopo 2 anni i pazienti trattati con Opdivo in associazione a Ipilimumab in vita ( 64 % ) erano di più rispetto a quelli trattati con Opdivo in monoterapia ( 59% ) o Ipilimumab in monoterapia ( 45% ). Lo studio ha incluso pazienti in cui le cellule tumorali producevano livelli elevati di PD-L1, oltre a pazienti in cui le cellule tumorali producevano bassi livelli di PD-L1. Miglioramenti relativamente al periodo di tempo vissuto dai pazienti senza peggioramento della malattia con Opdivo in associazione a Ipilimumab in confronto a Opdivo in monoterapia sono stati riscontrati solo nei pazienti in cui le cellule tumorali producevano bassi livelli di PD-L1.

Carcinoma polmonare non-a-piccole cellule - Riguardo al tumore al polmone non-a-piccole cellule non-squamoso, è stato condotto uno studio principale su 582 adulti la cui malattia era progredita malgrado precedenti trattamenti. La sopravvivenza media è stata di 12.2 mesi con Opdivo, rispetto a 9.4 mesi con Docetaxel.
Per quanto concerne il tumore NSCLC squamoso, uno studio su 272 adulti ha mostrato che i pazienti trattati con Opdivo sono sopravvissuti per 9.2 mesi, rispetto ai 6.0 mesi dei pazienti cui era stato somministrato Docetaxel.
Informazioni di supporto sono state fornite anche da un altro studio che ha mostrato che Opdivo poteva produrre una risposta in pazienti con tumore NSCLC squamoso la cui malattia era progredita malgrado diversi trattamenti precedenti.

Carcinoma a cellule renali - Opdivo è stato confrontato con Everolimus in uno studio principale su 821 pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato, la cui malattia era progredita malgrado un trattamento precedente. I pazienti a cui era stato somministrato Opdivo sono sopravvissuti per 25,0 mesi, rispetto ai 19.6 mesi dei pazienti trattati con Everolimus.
Uno studio principale su 1 096 adulti con carcinoma a cellule renali avanzato non-trattato in precedenza ha confrontato il trattamento con Opdivo e Ipilimumab e il trattamento con un altro medicinale antitumorale per il carcinoma a cellule renali, Sunitinib.
Linfoma di Hodgkin classico - Opdivo è stato esaminato in uno studio principale e in uno studio di supporto su un totale di 95 adulti con linfoma di Hodgkin classico la cui malattia si era rivelata refrattaria o recidivante dopo un trapianto autologo di cellule staminali e un trattamento con Brentuximab vedotin. Opdivo è stato impiegato in monoterapia e non è stato confrontato con altri medicinali. Dopo il trattamento le cellule tumorali sono state eliminate parzialmente o in totalità nel 66% circa dei pazienti ( 63 su 95 ).

Carcinoma squamoso del testa-collo - Opdivo è stato esaminato in uno studio principale su 361 adulti con tumore SCCHN in progressione malgrado una precedente terapia con medicinali a base di Platino. Opdivo è stato usato in monoterapia ed è stato confrontato con un altro medicinale antitumorale ( Cetuximab, Metotrexato o Docetaxel ) scelto dal medico curante. I pazienti trattati con Opdivo sono sopravvissuti in media per 7.5 mesi, rispetto ai 5.1 mesi dei pazienti sottoposti ad altre terapie.

Carcinoma uroteliale - Opdivo è stato esaminato in uno studio principale su 270 adulti con tumore uroteliale che era peggiorato o si era ripresentato nonostante fossero stati sottoposti a una terapia precedente con medicinali a base di Platino. Opdivo è stato impiegato in monoterapia e non è stato confrontato con altri medicinali. In questo studio il 20% dei pazienti ( 54 su 270 ) ha risposto al trattamento e ha mostrato una riduzione della massa tumorale.

Gli effetti indesiderati più comuni di Opdivo ( che possono riguardare più di 1 persona su 10 ) sono: stanchezza, diarrea, nausea, eruzione cutanea e prurito, dolore alle articolazioni, ai muscoli e alle ossa e ipotiroidismo; la maggior parte di tali effetti è di entità da lieve a moderata.
Altri effetti indesiderati comuni di Opdivo in associazione a Ipilimumab, anch’essi prevalentemente lievi o moderati, comprendono piressia, problemi alla tiroide, appetito ridotto, vomito, colite, dolore addominale, mal di testa e respirazione difficoltosa.
Opdivo è inoltre solitamente associato a effetti indesiderati legati all’attività esercitata sugli organi dal sistema immunitario. La maggior parte di tali effetti cessa con una terapia adeguata o con la sospensione del trattamento con Opdivo.

L’Agenzia europea per i medicinali, EMA, ha ritenuto che Opdivo abbia mostrato in modo convincente di apportare beneficio ai pazienti con determinati tipi di cancro in stadio avanzato ( melanoma, tumore NSCLC, carcinoma a cellule renali o tumore SCCHN ) aumentando la sopravvivenza dei pazienti o il tempo vissuto senza un peggioramento della malattia.
Negli studi sul carcinoma uroteliale per il quale altre terapie non erano risultate efficaci, i pazienti hanno risposto al trattamento con Opdivo.
Gli effetti indesiderati di Opdivo sono stati ritenuti gestibili con opportune misure e sono stati compensati dai benefici.
Pertanto, l’Agenzia ha deciso che i benefici di Opdivo sono superiori ai rischi. ( Xagena2019 )

Fonte: EMA, 2019

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